venerdì 24 febbraio 2012

PROROGA

BANDO PER LA PARTECIPAZIONE AL WORKSHOP "TERRE FRAGILI # 2"
scade il 01.03.2012

La diffusione della percezione del disastro negli ultimi decenni ha alimentato l'insicurezza collettiva favorendo lo sviluppo di retoriche tecniciste che utilizzano l'ingegneria come soluzione lineare ai problemi. Al di sopra di una certa soglia di velocità e di occupazione dell'informazione un disastro assume una tale rilevanza sociale  e culturale che costringe i saperi tecnici e le economie a riorganizzarsi esclusivamente all'interno della sua logica. Il collasso è sospensione del tempo che impone un ripensamento sulla durata delle trasformazioni e sul ruolo delle architetture. 
Il progetto è capace di misurare la questione e individuare le soluzioni possibili? 
Il collasso è in grado di porre l'obiettivo della messa in sicurezza, in modo da declinarla con la scoperta di altri modi per rigenerare parti di città o di paesaggio, cogliendo l'occasione per farle appartenere con più forza alla contemporaneità?








L’associazione culturale ICSplat, con il DARC dell’Università degli Studi di Catania e il Dipartimento di Protezione Civile – Presidenza della Regione Siciliana, promuove la selezione di 30 posti per partecipare al Workshop di progettazione “Terre Fragili #2”, che si terrà presso la città di Scaletta Zanclea (ME) nel periodo 16 – 25 marzo 2012.
Terre Fragili #2 è un workshop internazionale di architettura strutturato per accentuare il carattere site-specific del progetto. Il workshop vuole sperimentare nuove pratiche del progetto nei territori investiti da disastri. I temi del workshop indagano sulle aree colpite dall’alluvione di Messina del 1 ottobre 2009 per riorganizzare i frammenti dell’incidente in un nuovo ordine. Le attività sul campo coinvolgono interlocutori diversi dalle associazioni alle istituzioni, dai comitati civici alle imprese che operano sul territorio. Gli incontri che anticipano l’apertura del workshop sono orientati al confronto con esperti per costruire una lettura critica e un approfondimento sulle questioni individuate. Il workshop ha come finalità quella di costruire una gamma di scenari di trasformazioni possibili a partire dall’evento traumatico fino al tempo lungo (obiettivo 2050). Il lavoro d’investigazione sul campo mira a verificare in tempo reale, attraverso piccoli allestimenti, nuove possibilità di ripensare il futuro delle città e dei territori alla luce delle trasformazioni in corso.


I tutors invitati al workshop TERRE FRAGILI #2 sono: 
Frederic Bonnet | Università della Svizzera Italiana - Mendrisio 
Eduard Bru | Universitat Politècnica de Catalunya ETSAB - Barcelona 
Luca Emanueli | Università di Ferrara 
Manuel Orazi | Edizioni Quodlibet - Macerata 
Marco Navarra | Università di Catania 
Stefano Munarin / Maria Chiara Tosi | Università IUAV di Venezia 
Juan Manuel Palerm | Universidad ULPG Canarias - Gran Canaria



I visitings che parteciperanno alla presentazione dei risultati del workshop sono: 
Mario Lupano | Università IUAV di Venezia
Ilka Ruby | RubyPress - Berlin 
Paola Viganò | Università IUAV di Venezia
Requisiti per la partecipazione
Possono partecipare alla selezione studenti, laureandi in architettura e giovani architetti 
I soggetti interessati dovranno far pervenire la propria candidatura in forma digitale all’indirizzo terrefragili@icsplat.org entro e non oltre le ore 12.00 del 01 marzo 2012

Campus di fotografia TF | Laura Cantarella | LA LOGICA DELL'IMPERMANENZA


Non c’erano luoghi sacri una volta per sempre, destinati, ombelicali, come quelli dei templi. Il luogo sacro era la scena del sacrificio, che andava scelta ogni volta seguendo criteri fissi: «Oltre a stare in alto, quel luogo dovrà essere piano; e, oltre ad essere piano, dovrà essere compatto; e, oltre ad essere compatto dovrà essere inclinato verso est, perché est è la direzione degli dei [...]»
Alto, piano, compatto: questi i primi requisiti del luogo del sacrificio. Come se si volesse definire una superficie neutra, una tela di fondo su cui disegnare i gesti con perfetta naturalezza. È l’origine della scena come luogo predisposto ad accogliere tutti i possibili significati. Quanto di più moderno, - anzi, la scena stessa del moderno.
Roberto Calasso, l’Ardore


giovedì 23 febbraio 2012

IN SCADENZA

 il bando per il workshop TERRE FRAGILI #2



                                                                   scarica il bando          

IN SCADENZA

 il bando per il workshop TERRE FRAGILI #2


mercoledì 22 febbraio 2012

martedì 14 febbraio 2012

IL BANDO PER LA PARTECIPAZIONE AL WORKSHOP "TERRE FRAGILI # 2" - scade il 24.02.2012

La diffusione della percezione del disastro negli ultimi decenni ha alimentato l'insicurezza collettiva favorendo lo sviluppo di retoriche tecniciste che utilizzano l'ingegneria come soluzione lineare ai problemi. Al di sopra di una certa soglia di velocità e di occupazione dell'informazione un disastro assume una tale rilevanza sociale  e culturale che costringe i saperi tecnici e le economie a riorganizzarsi esclusivamente all'interno della sua logica. Il collasso è sospensione del tempo che impone un ripensamento sulla durata delle trasformazioni e sul ruolo delle architetture. 
Il progetto è capace di misurare la questione e individuare le soluzioni possibili? 
Il collasso è in grado di porre l'obiettivo della messa in sicurezza, in modo da declinarla con la scoperta di altri modi per rigenerare parti di città o di paesaggio, cogliendo l'occasione per farle appartenere con più forza alla contemporaneità?

L’associazione culturale ICSplat, con il DARC dell’Università degli Studi di Catania e il Dipartimento di Protezione Civile – Presidenza della Regione Siciliana, promuove la selezione di 30 posti per partecipare al Workshop di progettazione “Terre Fragili #2”, che si terrà presso la città di Scaletta Zanclea (ME) nel periodo 16 – 25 marzo 2012.
Terre Fragili #2 è un workshop internazionale di architettura strutturato per accentuare il carattere site-specific del progetto. Il workshop vuole sperimentare nuove pratiche del progetto nei territori investiti da disastri. I temi del workshop indagano sulle aree colpite dall’alluvione di Messina del 1 ottobre 2009 per riorganizzare i frammenti dell’incidente in un nuovo ordine. Le attività sul campo coinvolgono interlocutori diversi dalle associazioni alle istituzioni, dai comitati civici alle imprese che operano sul territorio. Gli incontri che anticipano l’apertura del workshop sono orientati al confronto con esperti per costruire una lettura critica e un approfondimento sulle questioni individuate. Il workshop ha come finalità quella di costruire una gamma di scenari di trasformazioni possibili a partire dall’evento traumatico fino al tempo lungo (obiettivo 2050). Il lavoro d’investigazione sul campo mira a verificare in tempo reale, attraverso piccoli allestimenti, nuove possibilità di ripensare il futuro delle città e dei territori alla luce delle trasformazioni in corso.


I tutors invitati al workshop TERRE FRAGILI #2 sono: 
Frederic Bonnet | Università della Svizzera Italiana - Mendrisio 
Eduard Bru | Universitat Politècnica de Catalunya ETSAB - Barcelona 
Luca Emanueli | Università di Ferrara 
Manuel Orazi | Edizioni Quodlibet - Macerata 
Marco Navarra | Università di Catania 
Stefano Munarin / Maria Chiara Tosi | Università IUAV di Venezia 
Juan Manuel Palerm | Universidad ULPG Canarias - Gran Canaria



I visitings che parteciperanno alla presentazione dei risultati del workshop sono: 
Mario Lupano | Università IUAV di Venezia
Ilka Ruby | RubyPress - Berlin 
Paola Viganò | Università IUAV di Venezia
Requisiti per la partecipazione
Possono partecipare alla selezione studenti, laureandi in architettura e giovani architetti che al momento della selezione non abbiano superato i 30 anni.
I soggetti interessati dovranno far pervenire la propria candidatura in forma digitale all’indirizzo terrefragili@icsplat.org entro e non oltre le ore 12.00 del 24 febbraio 2012

giovedì 9 febbraio 2012

NORDEST: CAPANNONI POP-UP


WAVE 2011_workshop di architettura di Venezia

“Un blocco di cemento di 1.070 metri cubi: è questa la “dote” portata alla provincia di Vicenza, una delle più industrializzate d’Italia, da ogni abitante in più degli anni Novanta. Crescita demografica: più 52 mila abitanti, pari al 3%. Crescita edilizia: più 56 milioni di metri cubi, pari a un capannone largo dieci metri, alto dieci e lungo 560 chilometri. (...) ...per ogni vicentino in più arrivato nel decennio sono stato tirati su 3.718 metri cubi di calcestruzzo. Pari a un capannone dieci per dieci lungo 37 metri. Può essere questo lo sviluppo di domani?”
(Gian Antonio Stella, “Allarme, il Veneto scoppierà. Di capannoni”, il Corriere della sera del 18 settembre 2004)

Il Nord Est non sarebbe tale senza il magma di capannoni che tra gli anni ottanta e novanta hanno occupato il territorio, favorendo una crescita economica senza pari.
Il Capannone è divenuto in breve tempo il TEMPIO del capitalismo molecolare.
Ma cosa sono i capannoni? Una nuova tipologia? Una nuova forma urbana? Un nuovo paesaggio?
Oggi dopo i rapidi processi di globalizzazione e delocalizzazione, con la crisi mondiale del 2008 la maggior parte di questo patrimonio è abbandonato.
Cosa fare di questi scheletri inutilizzati tenuti in vita solo come immobilizzazione di capitali a garanzia fi nanziaria delle imprese?
A partire dal caso dell’ex Elba a Bassano del Grappa, il workshop cerca di sviluppare, attraverso dispositivi POP-UP, una strategia per ripensare quel grande capannone dieci per dieci e lungo 560 chilometri che si attorciglia dentro il Nord Est.

INCROCI DI SPECIE

WLW_02 Peccioli 2010
WASTE LANDSCAPE WORKSHOP





Il secondo workshop WLW _02/10 ha lavorato intorno all’idea di un parco di nuova concezione dedicato agli animali.
Il tema generale è quello del rapporto tra mondo umano e mondo animale, declinato all’interno di un atteggiamento progettuale attento al paesaggio come occasione per ripensare e superare le risposte esclusivamente funzionali.
Il PETpark si compone di un parco fluviale e un parco pioppeto che avvolgono gli spazi di incontro tra uomo  e animale. I servizi e le strutture di accoglienza e ospitalità per gli animali sono collocati in uno scavo ricavato da un riempimento di terra.

Questa sezione topografica definisce una cavità, che come una grande cuccia incisa nel paesaggio, raccoglie le tensioni tra forze diverse: da un lato gli edifici che vengono fuori dalla terra generando spazi vuoti all’aperto, dall’altro le linee circolari dei ricoveri per gli animali che seguono un principio insediativo diverso.
Il luogo di incontro tra queste forze ed energie è costituito da un oggetto fuori scala che non appartiene né all’uno né all’altro mondo: una grande copertura, che si staglia a distanza nel paesaggio per simboleggiare il luogo di questo incontro.
Si tratta di un elemento molto semplice che trova la sua forza nel tenere insieme il carattere rappresentativo e le ragioni funzionali: nuovo Landmark e macchina per attutire l’impatto acustico e produrre l’energia elettrica necessaria per alimentare l’intero complesso.

sabato 4 febbraio 2012

Architettura relazionale


Un piccolo padiglione diventa luogo d'incontro per rileggere con i cittadini i progetti di ricostruzione a Giampilieri dopo l'alluvione del primo ottobre 2009.


                         


Il contesto sociale attuale limita le possibilità di relazioni interpersonali quanto più crea spazi a ciò deputati, l'architettura dovrebbe generare spazi di relazioni umane che, pur inserendosi apertamente nel sistema globale suggeriscano altre possibilità di scambio rispetto a quelle in vigore nel sistema stesso.
Il piccolo padiglione temporaneo di Giampilieri rinserra lo spazio delle relazioni utilizzando le forme del progetto di architettura ( modello e disegno) per stimolare e attivare reazioni e risposte tra le persone coinvolte.
Un'architettura temporanea è il luogo privilegiato in cui si instaurano delle collettività istantanee rette da principi diversi. 
In relazione al grado di partecipazione degli abitanti, alla natura dei progetti e ai modelli di partecipazione sociale proposti o rappresentati, un'architettura genererà un particolare ambito di scambi. 

L'architettura è uno stato d'incontro.

Un padiglione costruito in poche ore trasforma le celebrazioni del primo anniversario dall'alluvione in un'occasione per ripensare criticamente gli scenari futuri.
Lungo le pareti e nel soffitto pannelli in pvc raccontano i momenti di definizione collettiva del progetto, le economie necessarie e quelle messe a disposizione dalle istituzioni nazionali e regionali.  


venerdì 3 febbraio 2012

Repairing Cities


Nelle città occidentali riparare un oggetto, specialmente elettronico, è un impresa impossibile, invece al Cairo la cultura della riparazione è molto diffusa. Alcuni quartieri sono interamente occupati da mercati di pezzi usati e da riparatori che aggiustano dalle auto ai telefonini. La riparazione costituisce una microeconomia che trasforma lo spazio urbano divenendo una solida forma inerziale di resistenza alle trasformazioni dell'economia globalizzata. La cultura della riparazione si oppone al consumo della città e si configura come una pratica continua collettiva in cui la sopravvivenza assurge a valore etico. Come questa cultura, con uno spostamento trasversale, può aprire nuove prospettive di innovazione fuori dai luoghi comuni del vecchio e del nuovo, del passato e del presente, della cultura alta e di quella popolate, della spontaneità e della coscienza, del contesto e dell'autonomia?

Metabolismi: abitare lo spazio pubblico del capannone


Festival delle Città Impresa_IV Edizione
II Workshop di progettazione












VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO
Il progetto assume pragmaticamente la previsione di riutilizzare la volumetria del capannone esistente come occasione per ripensare le relazioni tra residenza e spazio pubblico.
Le nuove abitazioni occupano gli spazi liberi dentro il lotto (i piazzali di pertinenza) sviluppandosi sui bordi delle strade perimetrali. Sottraendo le partizioni secondarie (pareti e manto di copertura) vengono riportate alla luce le ossature del capannone che diventano supporto per configurazioni variabili di spazi ad uso pubblico. La rimozione di buona parte della pavimentazione industriale permette di riconquistare suolo vegetale per giardini, orti e serre. Una croce di strade connette lo spazio pubblico interno sia con il sistema delle piazze compreso tra le due chiese e il municipio che con un corso d’acqua a nord.
Gli alloggi offrono soluzioni abitative variegate che vanno dal co-housing alla casa monofamiliare con tetto-giardino.
Una nuova forma di densità si compone con una re-interpretazione dell’autonomia e della privacy attraverso un sistema di patii e tetti giardino.
Il progetto, configurando un isolato anomalo che si struttura attorno ad un vuoto attrezzato aperto alla città esistente, suggerisce un possibile processo di metabolizzazione dei capannoni abbandonati attraverso operazioni semplici di smontaggio/innesto e l’offerta di nuovi modi di abitare come motore economico delle trasformazioni.


Tutor
Marco Navarra_NOWA
Partecipanti
Raffaello Buccheri
Alessandro Danese
Stefano Privitera
Paola Silvestrini
Andrea Vivera


Collaudare lo spazio






Il teatro coppola sperimenta nuove configurazioni spaziali in occasione del concerto dei Decibel (gruppo australiano coordinato da Cat Hope).
Il teatro, luogo speciale di incontro tra culture lontane e vicine, si offre come laboratorio attraverso il quale ripensare la nozione di “bene comune”. In questo processo di riappropriazione dello spazio sono coinvolti protagonisti diversi che pongono la questione dello straniero come condizione contemporanea di vita. La con-di-visione culturale di ognuno dei partecipanti si traduce in nuovi scenari per un’architettura che rinnovi le sue forme e i suoi strumenti, e che ridefinisca gli spazi pubblici e i servizi collettivi.
La sperimentazione architettonica, dunque, si confronta con la sperimentazione musicale generando forme ibride tra spazi costruiti e materia effimera.
Una moltiplicazione di superfici di nylon seziona la platea in diversi settori, costruendo molteplici relazioni (tra lo spettatore e l’artista, e tra gli stessi spettatori), attraversamenti, percezioni spaziali.

CC_VrC_GD_PS



ABITARE STRANIERO/01.MAZARA DEL VALLO

XI Biennale di Architettura di Venezia






“La particella elementare dell’identità non la concepiamo più entro lo stesso, ma nel gioco delle differenze, scoprendo con stupore che le nostre identità giocano il gioco delle differenze, tanto almeno quanto riposano sull’immanenza dell’identico. In questa nuova regione del mondo le differenze non contrappongono, raccordano.” (Éduard Glissant)